” Minigonne… “

“Indossando la minigonna è come dire:wow,guardatemi,la vita è meravigliosa!”

Mary Quant

In un episodio di una serie carina ambientata negli anni sessanta si parlava dell arrivo della minigonna,una nuova moda che fa molto discutere,assieme alla sua creatrice,MARY QUANT e mi veniva da sorridere pensando a quanto oggi sia così normale vederla in giro che nessuno ci fa più caso.

In un certo senso anche questo è stato un passo verso l emancipazione della donna……e quante donne di genio abbiano aperto la strada…

«La moda non è qualcosa di frivolo; è parte del nostro modo di vivere», ha sempre affermato con convinzione Mary Quant. La stilista britannica è scomparsa la mattina del 13 aprile 2023, all’età di 93 anni, ma il suo contributo alla storia del costume resterà indelebile.

A lei va il merito di aver lanciato la minigonna, nonostante la sua invenzione sia stata attribuita allo stilista francese André Courrèges. Una querelle che in realtà non l’ha mai coinvolta – o sconvolta – più di tanto. «Non siamo stati né io né lui a inventarla – ripeteva a chi la interpellava sulla questione – ma le ragazze in giro per strada. Sono loro ad aver dato potere a questo capo».

Di certo le si deve riconoscere di aver fatto di questo indumento un vero e proprio emblema di femminilità e femminismo. Ma la rivoluzione portata avanti dalla Quant è andata ben oltre questo.

Nata in un sobborgo di Londra nel 1934 da genitori gallesi – entrambi professori della London University – rifiuta il futuro da insegnante che la famiglia le ha riservato e va via di casa, inseguendo il sogno di una vita bohemienne nella capitale inglese insieme ad Alexander Plunket Greene, suo compagno di studi al Goldsmith College. Rampollo di un’aristocratica famiglia inglese, diventerà suo marito e socio in affari.

Bazaar

Nel 1955 la coppia compra una palazzina in King’s Road, a Chelsea, e insieme all’amico avvocato e fotografo Archie McNair allestisce al piano terra dello stabile la boutique “Bazaar“, che ben presto diventa il punto di incontro di giovani artisti, registi e socialelite. Inizialmente i tre vendono capi scovati in giro o acquistati all’ingrosso ma non passa molto tempo prima che la Quant, delusa dall’offerta del mercato, decida di mettere alla prova le sue doti di stilista: frequenta corsi serali di taglio e cucito, studia modellistica e mette a punto le prime creazioni.

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Gli incassi giornalieri vengono impiegati per acquistare le stoffe che vengono a loro volta usate per creare nuovi capi durante la notte. Un approccio che, seppur estenuante, garantisce una gamma di modelli sempre aggiornati e a prezzi accessibili. Oltre agli abiti, a essere unica è anche l’esperienza d’acquisto: al Bazaar si può fare shopping fino a tardi, sorseggiare un drink e ascoltare buona musica.

È proprio nella boutique londinese che Mary Quant lancia la minigonna, dando il via a una vera e propria rivoluzione di stile che libererà le donne dalla moda perbenista di un’epoca segnata dall’austerità del dopoguerra. Il capo suscita non poche polemiche e diventa l’emblema della ribellione di un’intera generazione.

« “Non avevo il tempo di aspettare la liberazione delle donne, e così sono andata avanti da sola” dirà in un’intervista. »

A indossare i suoi modelli sono icone come Twiggy e Jean Shrimpton – che contribuiscono a trasformare la minigonna in un trend internazionale – ma anche celebri femministe come Germaine Greer e Gloria Steinem.

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La consacrazione definitiva arriva nel 1966 quando la stessa Quant la indossa a Buckingham Palace per ricevere l’onorificenza dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla Regina per il suo contributo all’industria della moda. Intervistata dalla stampa dichiarerà: «Indossare la mini è come esclamare “Wow! Guardatemi, la vita è meravigliosa!

Oltre alla minigonna, tra le invenzioni della stilista ci sono anche gli hot pants, il maglione “skinny rib” – nato per gioco provando il pullover di un bambino di otto anni – e il reggiseno senza cuciture “booby trap”, prima vera incursione della lingerie nel mondo dell’abbigliamento. Tutto «all’insegna della libertà», ha ribadito in occasione della mostra che le ha dedicato nel 2010 il V&A Museum di Londra.

Mary Quant è stata inoltre la prima designer a sperimentare con il pvc, creando minidress effetto “bagnato”, giacche impermeabili e stivaletti antipioggia. Nel corso della sua carriera ha dato prova di essere anche una brillante imprenditrice: oltre ad aprire altri negozi a Londra, ha creato una linea più economica (la Ginger Group) per espandersi nel mercato di massa inglese, è approdata negli States disegnando collezioni per la catena di grandi magazzini JCPenney, ha fondato la sua azienda cosmetica – promossa attraverso beauty bus itineranti – ha lanciato una sua linea di bambole (le Daisy Dolls, “rivali” della Barbie) e una di calzature.

Alla fine degli anni ‘60 la creativa raggiunge un successo senza precedenti: si stima che oltre sette milioni di donne avessero almeno una delle sue creazioni nel guardaroba. «Ero troppo impegnata a lavorare duramente per avere coscienza di ciò che stava accadendo – ha scritto nella prefazione della sua prima autobiografia “Quant by Quant“, pubblicata nel 1967 (la seconda vedrà la luce nel 2012) “MA RIPENSANDO A QUEGLI ANNI MI RENDO CONTO DI COME SIA STATO MERAVIGLIOSO:POSSO RIFARE TUTTO DA CAPO;PER FAVORE?

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