Perchè il club di jane Austen….

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Perchè sarebbe stato il nome della mia piccola Libreria indipendente.Non è forse il sogno di tutti i lettori? In alternativa qui ci saranno commenti a libri,film commedie teatrali il tutto accompanato da tè,cioccolata,caffè e tanti pasticcini.Intanto mi sono andata a guardare questo articolo su come diventare Librai….

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Jim Garrison…

 Il crimine più controverso del Ventesimo Secolo – l’assassinio del Presidente John F. Kennedy – risale a cinquant’anni fa ed è tuttora irrisolto.

In un caso pieno di personaggi più strani della finzione e più grandi del vero, il procuratore distrettuale di New Orleans JIM GARRISON è forse il più grande e il più importante, e anche il più ingiustamente diffamato e incompreso.

James DiEugenio, co-direttore di Probe, rivista indipendente dedicata al giornalismo d’inchiesta, e co-fondatore di “Citizens for Truth about the Kennedy Assassination”, si è occupato per la prima volta di Garrison e dell’assassinio di JFK in un libro pionieristico del 1992: DESTINY BETRAYED. Ventun anni dopo, studiando la nuova documentazione divulgata dall’Assassination Records Review Board e ampliando le sue ricerche, DiEugenio ha precisato ulteriormente le sue tesi e ha aggiunto nuovo materiale in questa seconda edizione.

L’elemento cruciale nell’avvincente ricostruzione dell’autore è l’indagine di Garrison su CLAY SHAW , un uomo d’affari di New Orleans. Nel 1967 Garrison accusa Shaw di cospirazione nell’assassinio del presidente: l’unico procedimento nel caso JFK che abbia mai raggiunto una corte di giustizia. Dopo quasi tre anni di dibattimento in un processo che assume le connotazioni di circo, Shaw viene assolto da una giuria che impiega meno di un’ora per deliberare.

La stampa nazionale dipinge Garrison – veterano della Seconda Guerra mondiale, ex agente dell’FBI e procuratore distrettuale noto per le sue inchieste contro la corruzione – come un politico egocentrico e spregiudicato, che ha manipolato i fatti in modo arbitrario, ha corrotto e imbeccato i testimoni e ha rovinato la vita di un onesto cittadino innocente. Come se non bastasse, Garrison è accusato di essere una spia del KGB e lavorare al soldo della mafia.

Il commentatore Jack Anderson, che scrive su più testate, giunge persino a divulgare una voce infondata secondo cui Garrison avrebbe palpeggiato un ragazzino all’Athletic Club di New Orleans. Ma non è solo la stampa nazionale a costruire questo ritratto di Garrison. Molti di coloro che indagano sulla cospirazione sembrano avallarla.

Come dimostra DiEugenio con schiacciante precisione, tutte queste accuse sono false e rientrano in una campagna diffamatoria orchestrata dalla CIA. Un memorandum dell’Agenzia Investigativa Centrale, il #1035-960, datato 1 aprile 1967 e diretto ai capi di tutte le basi operative, espone un piano per usare le “reclute della propaganda” di cui l’Agenzia dispone nei media – per esempio giornalisti e direttori – per screditare i detrattori della Commissione Warren con le stesse identiche accuse utilizzate contro Garrison.

DiEugenio ha trovato molti documenti resi accessibili solo di recente che mostrano com’è stata orchestrata la campagna contro Garrison. Jim Phelan, Hugh Aynesworth e David Chandler hanno pubblicato attacchi devastanti (e infondati) all’indagine di Garrison, e al contempo riferivano alla CIA e all’FBI. Walter Sheridan, che ha tentato di corrompere molti dei testimoni chiamati da Garrison mentre produceva un feroce documentario per la NBC, aveva lavorato per i Servizi segreti della marina militare (ONI), l’FBI e l’Agenzia per la sicurezza nazionale (NSA).

La campagna mediatica finalizzata a distruggere la credibilità personale di Garrison rientrava in un disegno strategico più ampio che mirava a sabotare il processo Shaw. DiEugenio prova che non meno di nove reclute della CIA erano infiltrate nell’ufficio del procuratore distrettuale in qualità di “volontari”.

Anche prima dell’imputazione di Shaw, la CIA aveva messo in piedi un “Gruppo Garrison” per monitorare le indagini del procuratore. Secondo le rivelazioni dell’ex agente Victor Marchetti, il gruppo ha continuato a riunirsi in segreto con il direttore della CIA, Richard Helms, per tutta la durata del processo Shaw. La conclusione cui giunge DiEugenio è che non è stato Clay Shaw ma i cittadini di New Orleans e il loro procuratore distrettuale a non aver avuto diritto a un processo equo.

Il caso seguito da Garrison è stato sabotato fin dal primo giorno. Tutte le sue richieste di estradizione per i testimoni di altri stati (tra cui l’ex direttore della CIA, Allen Dulles, e l’attuale, Richard Helms) sono state negate, cosa che fino ad allora non era mai accaduta nel suo lavoro di procuratore distrettuale. I documenti ora accessibili rivelano esattamente come la CIA è intervenuta sui procuratori e i giudici federali per assicurarsi che Garrison non ottenesse alcuna collaborazione. E allo stesso modo, anche le richieste avanzate dal procuratore di New Orleans per ottenere la documentazione fiscale di Oswald e le fotografie e le radiografie dell’autopsia di JFK sono state negate.

Per di più, molti testimoni chiave – David Ferrie, Guy Banister, Eladio del Valle – sono morti in circostanze misteriose, e altri sono semplicemente scomparsi. L’FBI aveva installato delle microspie negli uffici di Garrison e il suo personale era sotto continua sorveglianza. Come se non bastasse, prima dell’inizio del processo, il “volontario” Tom Bethell ha sottratto dei fascicoli di Garrison e li ha consegnati ai legali di Shaw, che al contempo erano aiutati dalla CIA.

Garrison non era sicuro di quale fosse l’esatto ruolo di Clay Shaw. Ma credeva che l’ex direttore della Permindex e del Centro Mondiale Commerciale – entrambi attività di copertura della CIA – avesse partecipato a una cospirazione che vedeva coinvolti fanatici combattenti della Guerra Fredda ed esponenti di destra della comunità di esuli cubani di New Orleans. La ricerca di DiEugenio dimostra quello che Garrison non è mai riuscito a provare: che Shaw aveva un nulla osta per l’accesso ai segreti di stato e una lunga storia di collaborazione con i servizi segreti, che era iniziata con l’Ufficio dei servizi strategici (OSS) durante la Seconda guerra mondiale ed era proseguita con la CIA. E dimostra anche quanto Garrison fosse vicino a scoprire la verità sull’assassinio, che è precisamente il motivo per cui la CIA ha tentato di distruggerlo.

Se quanto emerge dall’approfondita ricostruzione del caso Shaw è allarmante, i capitoli che DiEugenio dedica all’evoluzione politica di Kennedy e alla minaccia che il cambiamento del presidente costituiva per il sistema militare, industriale e dei servizi segreti sono ancora più illuminanti. L’autore riconduce l’approccio di Kennedy al colonialismo e al nazionalismo a un viaggio di sette settimane in Asia che aveva compiuto nel 1951, quand’era un giovane membro del Congresso. A Saigon, il diplomatico americano Edmund Gullion aveva convinto Kennedy che i francesi non potevano vincere in Vietnam perché Ho Chi Minh e i suoi ribelli non erano impegnati in una lotta ideologica per il comunismo, bensì in una battaglia nazionalistica contro il colonialismo.

Kennedy non ha mai dimenticato quella lezione. Nel 1957, al Senato, si è pronunciato apertamente contro il colonialismo francese in Algeria. E durante la sua breve presidenza ha cercato di arrivare a una conclusione pacifica del colonialismo non solo in Vietnam ma anche in Congo, Indonesia e Laos. È vero che le posizioni di Kennedy non sono state sempre coerenti. I suoi pronunciamenti pubblici, soprattutto durante la campagna presidenziale, erano all’insegna del falchismo e dell’anticomunismo. Ma DiEugenio rileva un punto fondamentale quando osserva che la retorica di Kennedy in campagna elettorale era una necessità politica per non apparire debole rispetto al vicepresidente Richard Nixon e al suo consolidato anticomunismo.

Una volta arrivato nella stanza ovale, Kennedy ha tentato di raggiungere il duplice obiettivo di porre fine alla Guerra Fredda con i sovietici e permettere alle colonie del Terzo Mondo di ottenere l’indipendenza. DiEugenio espone al lettore le marcate differenze tra Kennedy e il suo successore, Lyndon Johnson, nell’atteggiamento verso luoghi come il Congo, l’Indonesia, il Laos, il Vietnam e Cuba. In ciascuno di questi paesi, Kennedy stava tentando di pervenire alla pace senza il ricorso a interventi militari, nonostante le proteste dei suoi consiglieri e dei Capi di Stato Maggiore riuniti.

Ancora più irritante per i fautori della Guerra Fredda nei vertici dell’esercito e dei servizi segreti era stato il rifiuto opposto da Kennedy alla copertura aerea nella fallita invasione di Cuba del 1961; e poi il rifiuto all’invasione di Cuba durante la crisi dei missili nell’ottobre 1962; e poi la firma del trattato con l’Unione Sovietica per il bando parziale degli esperimenti nucleari nel 1963; e poi lo smantellamento dell’operazione anticastrista della CIA denominata “Mongoose”, nonché i tentativi personali di istituire rapporti con Cuba nel 1963; e, forse ancora più importante, l’ordine, impartito con il National Security Action Memorandum 263, di rimuovere mille consulenti del Vietnam entro il Natale 1963 e tutti i consulenti degli USA entro la fine del 1965.

Dopo l’assassinio, Lyndon Johnson ha prontamente invertito le politiche di JFK riguardo al Vietnam, a Cuba, al Congo, all’Indonesia e al Laos. Milioni di persone sono state uccise in operazioni militari in tutto il pianeta per garantire che la vecchia ideologia della Guerra Fredda prevalesse e che le società americane potessero continuare a sfruttare le risorse naturali, la manodopera a basso costo e i mercati di quei paesi.

Con una prosa nitida e puntuali note di rimando, DiEugenio ricostruisce sia il contesto, sia le conseguenze del più importante assassinio politico della nostra epoca. Allo stesso tempo, contribuisce a ripristinare la buona reputazione di Jim Garrison, uno degli individui che più si sono avvicinati a scoprire la verità.

“Leggenda Irlandese del soffione…”

Secondo un’antica leggenda irlandese la corolla del soffione è la dimora delle fate, un tempo libere di scorrazzare nei verdi prati.

Quando la Terra era abitata soltanto da gnomi, elfi e fate, queste creature vivevano libere e felici in simbiosi con la Natura. L’avvento dell’uomo li costrinse purtroppo a nascondersi nei boschi.

Le fate avevano degli abiti sgargianti e troppo colorati per riuscire a mimetizzarsi. Furono così costrette a trasformarsi in soffioni, mantenendo però la loro fierezza. Anche se calpestato il soffione torna sempre in posizione eretta incarnando la possibilità di rinascita, l’idea del cambiamento e della resilienza.

Da sempre associato all’idea del desiderio, si dice che soffiando sul pappo del fiore, se si riesce in un colpo solo a disperderne tutti i semi… il desiderio espresso si realizzerà!

“Sarà un cielo chiaro…”

Sara’ un cielo chiaro.

S’apriranno le strade

sul colle di pini e di pietra.

Il tumulto delle strade

non muterà quell’aria ferma.

I fiori spruzzati

di colori alle fontane

occhieggeranno come donne

divertite. Le scale

le terrazze le rondini

canteranno nel sole.

S’aprirà quella strada,

le pietre canteranno,

il cuore batterà sussultando

come l’acqua nelle fontane –

sarà questa la voce

che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno

l’odore della pietra e dell’aria

mattutina. S’aprirà una porta.

Il tumulto delle strade

sarà il tumulto del cuore

nella luce smarrita.

Sarai tu – ferma e chiara.»

(Piazza di Spagna di Cesare Pavese, composta nel marzo del 1950, è un omaggio a Roma e a uno dei suoi scorci più suggestivi.)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante Piazza di Spagna e il Pantheon

Tutte le reazioni:

1010

Un Tesoro ritrovato…..

Ricomparso un quadro di Klimt che sembrava perduto per sempre.

L’artista viennese lo reallizzò per la famiglia Lieser, nel 1917; al 1925 risale l’ultima foto dell’opera, poi scomparsa. Il prossimo 24 aprile sarà battuta all’asta, per un valore stimato tra i 30 e i 50 milioni di euro.

Nel 1917,Margarethe Constance Lieser è costretta a posare per nove volte nello studio viennese di Gustav Klimt. Farsi ritrarre dal grande pittore dello Jugendstil significa anzitutto armarsi di una grande pazienza. La diciottenne dai grandi occhi bruni viene dipinta su uno sfondo arancione, il vestito è un profluvio di colori: il quadro è uno degli ultimi capolavori di Klimt, commissionato dai genitori di Margarethe, i Lieser.

Un dipinto di tale rarità,significato artistico e valore non era disponibile sul mercato dell’arte in Europa centrale da decenni”, ha affermato Im Kinsky in una nota. Il ritratto verrà messo all’asta il 24 aprile per conto dei proprietari e degli eredi legali della famiglia Lieser, ricchi industriali ebrei di Vienna. Una vendita resa possibile dai Principi di Washington, un accordo internazionale sulla restituzione delle opere d’arte saccheggiate dai nazisti ai discendenti delle persone a cui erano state sottratte.

“Il dipinto è descritto come perduto in tutti i cataloghi. Nei nostri ambienti ‘perduto’ significa probabilmente distrutto, bruciato durante la guerra, ma comunque non piu’ esistente. Non ci si aspettava che riapparisse”, ha detto Ernst Ploil, co-amministratore delegato della casa d’aste Kinsky. Una volta l’opera rinvenuta, è stata ricercata la famiglia Lieser come potenziali richiedenti la restituzione e sono stati contattati potenziali rappresentanti sulla base dell’esperienza maturata in precedenti procedure di restituzione. Finora non è stata trovata alcuna prova che l’opera sia stata saccheggiata o rubata prima o durante la Seconda Guerra mondiale.Prima dell’asta, il dipinto sarà presentato in diverse città nel Regno Unito, Svizzera, Germania e Hong Kong. ….

“Un anno di film splendidi…”

Una carrellata di film bellissimi visti questo anno: non volevo scordarli.Ritorno al cinema dopo la Pandemia.Ho riscoperto la bellezza del grande schermo e molti come me,visto che le sale erano sempre piene.Quelli che propongo li consiglio tutti,nessuno escluso,sono magnifici,fanno pensare,piangere, commuovere,arrabbiare…

Inizio dall’ ultimo visto ieri:

Tatami

Past Lives

May December

Anatomia di una caduta

The Oldovers

La zona d’interesse

Il teorema di Margherita

C’è ancora domani

Perfect days

Saltburn

The old Oak

La sala professori

Foglie al vento

Belfast

Memory

American fiction

The Fabelman

Il signore delle formiche

Mi sono accorta che ho visto due soli film italiani…in effetti ho molti pregiudizi sul nostro cinema troppo spesso di bassa qualità salvo poche eccezioni come questi..

Johannes Brahms ( Amburgo, 7 maggio 1833 – Vienna, 3 aprile 1897) è stato un compositore, pianista e direttore d’orchestra tedesco del periodo tardo-romantico.

Brahms nacque da una famiglia modesta, secondo dei tre figli di Johann Jacob Brahms (1806-1872) e Johanna Henrika Christiane Nissen (1789-1865), sposatisi nel 1830. Aveva una sorella maggiore di nome Elisabeth detta “Elise” e un fratello minore di nome Fritz Friederich. Suo padre er

Il critico musicale Eduard Hanslick, contemporaneo del compositore, indicò in Brahms l’antagonista della “musica avveniristica” wagneriana, ascrivibile a quel filone neoromantico (al quale appartenevano anche Liszt e Berlioz) che intendeva trasferire nell’opera musicale i tratti letterari e collocava il fatto musicale all’interno di un programma che, affermando l’emancipazione rispetto al rigido impianto formale classico, ricercava una maggiore libertà espressiva.

Il secondo romanticismo musicale tedesco, turbato dal titanismo estremo di Richard Wagner, è invece attraversato da una profonda intimità in Brahms, nel quale la severa continuità con la tradizione classica si armonizza con il ricorso ad accenti romantici. La musica brahmsiana, orientata a un vivido sinfonismo e segnata dal sistematico spirito di rivisitazione della struttura compositiva, meditata e sofferta, si accompagna alla tendenza a prediligere la spontaneità dei tratti della musica popolare viennese e ungherese. La trama musicale, adagiata nello spirito di riflessione e ripiegamento, esprime un senso di affettiva profondità e di dolcezza poetica (soprattutto nell’ultima produzione pianistica, sinfonica e cameristica).

Johannes Brahms (1833-1897) German composer. Autograph of the score of ...

In realtà fu la critica a fare di Brahms un epigono del classicismo, contrapposto a Wagner. Il suo rifiuto dell'”avvenirismo” wagneriano e l’estraneità al teatro musicale ne fecero un esponente di un filone in controtendenza rispetto alle avanguardie. Dal punto di vista della tecnica musicale Brahms fu tuttavia moderno allo stesso modo dei moderni suoi presunti “concorrenti”. Nella fusione delle tecniche e nella rivisitazione dei generi il musicista amburghese esprimeva la propria anima decadente (cioè profondamente consapevole di trovarsi sullo spartiacque di un mutamento culturale ed epocale) rivolta alla reinterpretazione del passato, ma in forme diverse e innovative. In proposito ha scritto Giorgio Pestelli: “La modernità di Brahms consiste prima di tutto nella sua ricchezza di spirito critico, di adeguatezza alla vastità della tradizione. Proprio per la sua cultura, Brahms ha capito che quel progresso esaltato dal mondo scientifico della sua epoca, in arte è un concetto fasullo, ha capito che ciò che conta non è fare una cosa, ma rifarla”. (Giorgio Pestelli, Canti del destino. Studi su Brahms, Einaudi, Torino, 2000).